I“Racconti a tutta birra” sono stati scritti, in occasione dell’Oktoberfest, dagli studenti del corso di Narrativa di 1 livello di StudioStorie: un manipolo di valorosi scrittori, ispirati dalle fragranze delle migliori bevande al luppolo, rendono omaggio alla birra con un racconto ciascuno.
I racconti, uno al giorno, sono pubblicati su www.oktoberfestgenova.com, su www.studiostorie.com e sulle rispettive pagine faceboook.
«Una per stagione», di Marco Moretti
Questa sera il locale è deserto: ci siamo solo io, seduto a un tavolo accanto alla porta, e il barman, che lucida bicchieri già brillanti e sposta lo sguardo dalla tv all’orologio. Ogni tanto lancia un’occhiata distratta a una foto, in una cornice di legno, tra le bottiglie alle spalle. Mi alzo e trascino il quintale verso il banco: metto alla prova lo sgabello e attacco bottone con una approccio originale.
– Serata fiacca.
– Già.
La sua risposta è altrettanto vivace.
– Stasera sono solo.
– Lo avevo intuito.
Mi impegno per animare la conversazione, ma fatico.
– Stagione anomala, l’autunno. Non mi spinge verso niente e nessuno, sono svogliato.
Oltre alla mia voce, nella tv solo stanche immagini. Lo straccio stride su bicchieri troppo puliti, troppe volte, per troppe sere.
– Nelle altre stagioni trovo sempre la compagnia adatta, con cui dividere la serata. Senza dover parlare addosso a un barman.
Prende un altro bicchiere. Controlla tv e orologio, i riferimenti odierni.
– L’inverno, ad esempio. Col freddo e le giornate corte, piovose. O con la neve: la odio. Sei imbacuccato dalla testa ai piedi, ti muovi a fatica e hai freddo. Che c’è di meglio di starsene a casa, al caldo? Non da solo, ovvio.
Il barman gira intorno al bancone e dirige verso la tv. È un modello antiquato, senza telecomando: afferra una sedia e si arrampica. Sbircio la foto: lui e una donna attraente, abbracciati.
– Okay, messaggio chiaro. Ti sto scocciando.
L’uomo sulla sedia scorre i canali, fino alle immagini di una partita di calcio. Senza commento. Abbozzo un sorriso complice.
– Ecco dove sono tutti. Beh, ma oggi fuori si sta bene e la partita è importante. Col freddo invece, dicevo, è bello stare a casa al caldo. Meglio se in buona compagnia. Io sono una persona aperta, per quei giorni mi va a genio una tipa scura. L’ho scoperta per caso: sai gli incontri casuali al supermarket? Uno sguardo e scatta l’intesa: vai a casa con le tue fantasie, prepari da mangiare qualcosa di adatto alla stagione e poi è tutta per te. Calda, scura e… impossibile spiegarlo, bisogna provare.
Non indossa camicia bianca e pantaloni neri; veste jeans e felpa. Solo lo straccio è bianco, per pulire il cristallo lindo.
– Poi t’innamori, letteralmente, e ogni sera non puoi farne a meno. E quando non c’è stai male, non riesci a dormire. Settimana dopo settimana, finché le notti si accorciano e la neve sparisce.
Il barman affianca due bicchieri e versa tequila: alza il suo, lo imito e vado avanti.
– È bella la primavera. Giornate più lunghe, sole e i primi caldi; stai più tempo all’aperto e ti guardi intorno. Non fai spesa al supermarket (sono single, mi piace scegliere le cose da cucinare), ma cerchi i negozietti con i banchi all’aperto; passi qualche ora in libreria. Poi ti siedi in un dehors in pausa pranzo e incontri lei: l’ultima volta, per una rossa, ero davvero partito.
La tequila è notevole e i bicchieri ne vogliono ancora. Lo straccio resta solo, accanto ai cristalli vuoti e disposti in file. Sentinelle silenziose del vizio.
– Non è un luogo comune, sai? Le rosse sono diverse, devi scoprirle un poco alla volta; lei poi era speciale, più fresca della tipa scura. Mi appagava tutti i sensi: sì, hai capito bene, anche l’udito. E poi rosso e bianco stanno bene insieme.
Non so come si chiami il barman, vengo qui da pochi giorni e di solito me ne sto al tavolo lato porta in compagna di un bicchiere. C’è gente e mi piace osservarla, guardare gli uomini con le loro tipe. Oggi non c’è nessuno; a me va di parlare e a lui di ascoltare, quindi proseguo.
– Che stagione manca? L’estate: che figata! Notti corte, finestre aperte, caldo e sole. Ti metti uno straccio e via. Non sono proprio smilzo e in spiaggia soffro, meglio la piscina. Nei giorni buoni e nelle ore giuste non c’è poi tanto caos; se eviti i bambini e i vecchi attaccati al bordo te la spassi.
La terza tequila si tuffa dalla bottiglia nella sua area di sosta temporanea.
– Quest’anno, con il caldo, una rivelazione: bionda, fresca, brillante e vivace. Mi teneva allegro, giusta per il caldo e le ore passate a bordo vasca: con lei avevo i miei momenti piacevoli, anche più volte al giorno. Che vuoi, in estate ci si sente tutti un po’ più giovani.
Metto la mano sopra il bicchiere, rimasto triste senza la compagnia messicana; troppo forte, meglio restare lucido.
– L’autunno invece vado in crisi, non trovo quella adatta a me. Mi ripiego, divento triste: anche se penso che con l’inverno arriverà lei, quei tre mesi non passano mai.
Mi guarda curioso, strano per un barman: vede ogni tipo di uomo e di donna e lo studia, lo archivia in memoria, conosce la vita. Ancora muto; riattacco.
– Mi serve un consiglio, barman. Per l’autunno.
Non cambia espressione e usa solo le parole necessarie. Niente sprechi.
– Non sono esperto di donne, amico, eccetto mia moglie – mostra l’anulare sinistro e accenna alla foto.
– Invece tu sei proprio quello che cerco: ho quella adatta per inverno, primavera ed estate. Cosa gustare da settembre a novembre?
Esita, poi sorride.
– A mio parere non c’è una regola; scegli a pelle, anzi a naso, e buttati. Ho capito che le assapori a fondo, e questo è tutto. Io purtroppo non posso aiutarti, non tengo birre. E neanche farti compagnia da qualche parte: appena finisce la partita qui si riempie sino a notte fonda.
– Ti ringrazio. Vado subito a darmi da fare. E non è vero che non mi hai aiutato: mi hai appena dato un’ottima notizia.
Esco e mi dirigo a piedi dalla mia prossima compagna. Non la troverò lontano. Certo, sarà solo nelle giornate con una partita, ma dovrò accontentarmi. La moglie del barman ha i capelli tinti, ma importano poco: ciò che conta è tutto il resto, come con la cassiera di colore del supermarket. O la commessa del libraio, rossa d’assalto. Ultima, ma non peggiore, la cameriera del bar della piscina, capelli d’oro.